“È nella qualità dei contratti che va cercata la risposta al dumping contrattuale. Essa non può discendere dalla rappresentatività sindacale, ma dalla capacità di far incontrare le esigenze del lavoratore con quelle dell’azienda. Qualità della contrattazione e pluralismo della rappresentanza sindacale devono procedere di pari passo”.
Così Angelo Raffaele Margiotta, segretario generale Confsal, ha introdotto il convegno sulle relazioni industriali e linee guida per la contrattazione collettiva tenutosi presso il Cnel il 17 aprile scorso. Questa è la seconda tappa, dopo quella di febbraio che ha lanciato la Consulta Nazionale dei Lavori dove si è “ribadita la natura della Confsal quale sindacato indipendente e non ideologico” spiega Margiotta.
Il convegno, moderato dal direttore del Diario del lavoro Massimo Mascini, è stato aperto dal presidente del Cnel Tiziano Treu. Dopo la relazione introduttiva del segretario generale Confsal Angelo Raffaele Margiotta sono intervenuti Lorenzo Bordogna, professore di Sociologia dei processi economici del lavoro all’Università Statale di Milano, Mimmo Carrieri, professore di Sociologia economica e del lavoro all’Università La Sapienza di Roma, Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro; Pietro de Biasi, responsabile relazioni industriali di FCA Group, Roberto Di Maulo, vicepresidente CESI, Massimo Marchetti, Area Lavoro e Welfare di Confindustria, Emanuele Massagli, presidente di Adapt, Maurizio Sacconi, ex ministro del Lavoro e di Walter Galbusera presidente della Fondazione Kuliscioff.
Oltre ai relatori, hanno portato un contributo al Convegno il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, e la senatrice Nunzia Catalfo, responsabile Area Lavoro del M5S. Il punto di incontro dei contributi è stata la volontà di ottenere nel nostro Paese una contrattazione di qualità che possa rendere più competitivo il nostro sistema Paese.
In un contesto in cui il mondo del lavoro è in continua evoluzione, le relazioni industriali nel nostro Paese hanno da tempo il problema della difficoltà di rinnovarsi. Questo il problema evidenziato dal presidente del Cnel Tiziano Treu che spiega che “in Italia non abbiamo delle regole universali né sui criteri di rappresentatività delle parti né sulla struttura e qualità della contrattazione. La stessa Confsal ha posto un problema che anche noi abbiamo individuato qui al Cnel: di dare delle regole ai contratti collettivi e alle rappresentanze sia dei lavoratori sia dei datori di lavoro. Abbiamo bisogno, infatti, di regole più chiare e condivise che producano contratti di qualità, in un momento turbolento sia perché c’è tanta disoccupazione giovanile, sia perché anche chi ha un’occupazione ha un salario basso”. Il ruolo che si propone il Cnel è infatti quello di fare ordine e verificare la qualità di un numero di contratti nazionali che è esploso. Al momento si parla di oltre 900 contratti.
Il sindacato gioca un ruolo importante per agganciare le opportunità di ripresa e promuovere la crescita e il benessere dei lavoratori e delle imprese. La proposta principale è difatti quella di un modello di relazioni industriali che pone al centro il valore della persona e della qualità, intesa come capacità di coniugare gli interessi del lavoratore e dell’azienda, e soprattutto come primo argine contro ogni forma di dumping contrattuale.
Contrattazione di qualità e garanzia del pluralismo sono i cardini per lo sviluppo di relazioni industriali positive nel nostro sistema Paese. La qualità infatti è un qualcosa che deve essere valutato e analizzato, mentre la rappresentatività si misura, e in ogni caso non deve costituire uno impedimento per un vero pluralismo sindacale. “Far unicamente derivare il valore di un contratto dalla capacità di rappresentanza delle organizzazioni firmatarie sarebbe una forzatura” spiega Margiotta.
“La contrattazione è la ragion d’essere del sindacato” spiega Margiotta e la contrattazione di qualità è l’impegno che la Confsal porterà avanti perché è nella qualità della contrattazione che si trova il metodo per debellare il dumping contrattuale. In questo contesto, come viene caratterizzato un contratto di qualità? Seguendo principi e indicatori quali la promozione del riconoscimento reciproco delle parti, completezza degli istituti regolati e su una loro articolazione coerente e razionale oltre ad una omogeneità di applicazione in tutti i settori. Inoltre la Confsal propone l’aggiunta di elementi qualificanti come l’introduzione dell’indennità di professionalizzazione, il riconoscimento di buone prassi di outplacement e formazione continua, l’impegno delle parti per rafforzare le politiche attive per i giovani nell’ambito dell’alternanza scuola lavoro e un premio garantito in assenza di contrattazione decentrata nei periodi di buon andamento dell’azienda.
E’ da evidenziare l’Importante spazio che la Confsal dedica al settore della formazione. La formazione deve diventare un valore strategico sia per l’azienda che per il lavoratore, sempre all’interno in quella logica che ponga al centro gli interessi di entrambi. “Nei nostri contratti – spiega Margiotta – oltre al premio di risultato legato all’andamento dell’azienda, ci sarà anche una specifica e obbligatoria indennità di professionalizzazione personale, strettamente correlata alla formazione”. L’indennità di professionalizzazione personale è intesa infatti come riconoscimento delle competenze professionali acquisite nella pratica e nei percorsi formativi e, certificate. La formazione può costituire uno strumento di sostegno per tutti i lavoratori in uscita e in esubero, che attraverso percorsi di riqualificazione si rendono nuovamente appetibili nel mercato del lavoro, grazie al supporto dell’azienda e del sindacato. Sull’alternanza scuola lavoro, la Confsal evidenzia l’importanza degli istituti professionali su cui la stessa Confsal afferma di aver iniziato da qualche anno alcune buone prassi attraverso due protocolli di intesa sottoscritti dal proprio fondo interprofessionale con il ministero del Lavoro.
La Confsal ha inoltre evidenziato come tema cruciale quello della contrattazione decentrata ha inoltre proposto di istituire un’agenzia indipendente per la raccolta delle deleghe sindacali al fine di avere una misurazione in tempo reale della rappresentatività tutelando, al tempo stesso, la privacy del lavoratore.
Nel confronto, le proposte della Confsal hanno suscitato commenti diversi ma costruttivi. Pietro de Biasi, responsabile delle risorse umane e relazioni industriali di Fca, ha posto grande rilievo sulla contrattazione di secondo livello alla quale collega e mette in evidenza la necessità di un salario minimo legale. “E’ indiscutibile – spiega Pietro de Biasi – che negli ultimi anni in tutti i paesi più avanzati ormai il modello di riferimento, quasi indiscusso, sia quello della contratto aziendale” ma che ancora in Italia stenta a decollare. Tale centralità deve essere accompagnata dalla legislazione che deve varare il salario minimo legale necessario anche a fronte dell’avvento in questi ultimissimi giorni, di nuove forme di lavoro e della difficoltà sempre più forte di identificare una differenza fra lavoro autonomo e lavoro subordinato. Da qui la necessità da parte del legislatore di stabilire delle difese generali nei confronti di tutte le persone che lavorano, operazione che non può essere lasciata in campo alla contrattazione collettiva, proprio per la sua incapacità di raggiungere questi aspetti.
Maurizio Sacconi e Cesare Damiano evidenziano invece il segnale innovativo lanciato dalla Confsal sulla volontà di ristabilire qualità e porre maggiore attenzione alle condizioni dei lavoratori.
Il vice presidente CESI e segretario generale Fismic Confsal Roberto Di Maulo ha concluso l’incontro riepilogando le proposte Confsal e sottolineando il grande clima di innovazione che si respira all’interno della Confederazione. Basta pensare che nell’arco di soli tre mesi la Confsal ha organizzato tre convegni nazionali, il prossimo a giugno sul tema della green economy, e una manifestazione nazionale importante ossia la scesa in piazza il primo maggio a Napoli. “La nostra – spiega Di Maulo – è una ricerca di forme di incontro nella contrattazione attraverso il dialogo. Un dialogo alla pari dove il Cnel è una sede dove, coinvolgendo tutte le parti, si può e si deve discutere del sistema di relazioni industriali nel nostro Paese. Questa è la strada che noi sposiamo in maniera convinta”.
Articolo Fismic su ItaliaOggi del 24-04-2018
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