PRIME CONSIDERAZIONI SUL CONTRATTO DI GOVERNO
– Il Segretario Generale Roberto Di Maulo
Dopo la lettura della stesura definitiva del Contratto di Governo, qui di seguito evidenziamo alcune prime considerazioni sintetiche sui punti che sembrano maggiormente critici. Complessivamente, il giudizio generale che verrà confermato dalle discussioni future degli Organismi, sempre che ciò si renda necessario, è che il Contratto manca di progettualità finalizzata allo sviluppo economico, aumenta l’inequità fiscale a carico dei ceti medio-bassi, manca completamente di copertura finanziaria, aumenta il deficit pubblico, rischia di compromettere i rapporti con l’Unione Europea e mette in discussione gli ultimi 70 anni di scelte internazionali del Paese che hanno garantito il periodo di pace più lungo della storia.
COMITATO DI CONCILIAZIONE: Anche nella versione edulcorata contenuta nella versione definitiva il appare di dubbia costituzionalità, in quanto appare come organo superiore la legittima possibilità del Governo e del Parlamento di operare senza tutori.
ACQUA PUBBLICA: mentre è chiaro che l’acqua è un bene pubblico, diverso è il caso della sua distribuzione e della rete idrica necessaria a tal fine. I costi ed il personale delle società di distribuzione dell’acqua a chi dovrebbero essere attribuiti nel caso dell’estensione massima del concetto di gratuità. Se a carico della finanza pubblica non sono evidenziati i costi e le coperture relative.
AGRICOLTURA E PESCA: condivisibile la protezione del Made in Italy, ma si evita di fare i conti con il taglio certo che il Bilancio Europeo sarà costretto ad attuare in seguito alla Brexit, che inciderà di circa il 5% sulle spese comunitarie in Agricoltura, riducendo le risorse dedicate alla PAC.
AMBIENTE: il capitolo è in contraddizione con quanto poi contenuto nella flat tax che sembra annullare tutte le deduzioni, comprese quelle varate dai governi precedenti a favore delle ristrutturazioni abitative a fini di risparmio energetico. E’ inoltre prevista sostanzialmente la chiusura dell’ILVA, con la impossibile salvaguardia dei livelli occupazionali. Inoltre sembra risibile che la chiusura dell’ILVA sia volano dello sviluppo industriale del Sud…
BANCA INVESTIMENTI: rischia di essere una sovrapposizione e ingenera costi inutili con le attività di Mediocredito e inoltre la missione di finanziamento delle grandi opere pubbliche e quella relativa alla PMI rischia di creare un gigante nel campo del credito. Inoltre andrebbe definito meglio come si intende ridiscutere gli accordi di Basilea.
CONFLITTO DI INTERESSE: generico ed indefinito, soprattutto quella relativa ai parlamentari se applicata come scritta corre il rischio di limitare il diritto dell’elettorato attivo e, di conseguenza, solleva dubbi di costituzionalità.
DEBITO PUBBLICO: rimane il velo di incertezza provocata dalla prima scrittura resa pubblica di cancellare dal debito pubblico i 250 miliardi di euro di titoli pubblici detenuto dalla BCE. Ma anche l’insistenza sulla necessità di rivedere i trattati e di non avere il vincolo del pareggio di bilancio più volte evocati in sede politica creano dei veli importanti sulla credibilità dell’intera manovra.
ESTERI: l’attenzione dedicata al ruolo della Russia, soprattutto negli scenari più vicini a noi e più critici, come Siria e Libia, la fine delle sanzioni rischia anche qua di creare un velo di non credibilità presso gli Alleati, seppure in calce al capitolo viene confermato il ruolo del Paese nell’alleanza atlantica e con gli Stati Uniti.
FISCO:
GIUSTIZIA: esiste un generale ricorso ad un eccesso di giustizialismo, per esempio prevedendo un uso esteso delle intercettazioni telefoniche e ambientali.
IMMIGRAZIONE: viene evocata la messa in discussione di Schengen ed inoltre viene richiamato un necessario superamento del regolamento di Dublino senza specificare attraverso quali atti in accordo con l’Europa. Per quanto riguarda il tanto ventilato rimpatrio dei circa 500mila migranti irregolari, oltre che fare la voce grossa, non si rintraccia alcuna azione concreta. Si chiede inoltre una specifica legge quadro sulle moschee che speriamo sia rispettosa della libertà di culto prevista nella nostra Costituzione.
LAVORO: viene introdotto il salario minimo di legge senza prevedere però la necessaria riforma del sistema delle relazioni sindacali e della contrattazione indispensabile per modernizzare il Paese. Sulle politiche attive del lavoro, c’è un’attenzione positiva alla formazione finalizzata all’impiego, ma viene sostanzialmente cancellata l’alternanza scuola lavoro: capitolo quanto meno contraddittorio.
PENSIONI: ci sembra un inganno aver definito quota 100 e 41 anni di anzianità contributiva senza specificare che chi sceglie questa possibilità passa automaticamente dal regime misto o retributivo a quello contributivo, ricevendo di conseguenza una gravissima penalizzazione economica. Infatti, gli estensori del contratto prevedono che il costo di questa operazione sia solo di cinque miliardi l’anno e questo è possibile solo con la penalizzazione economica per chi sceglie quota 100. Inoltre, c’è da tener presente il consistente aggravio che avverrà nel primo anno di messa a regime di tale sistema pensionistico. Non si fa traccia dei nuovi sistemi introdotti dal recente Def (ape sociale, volontaria, RITA, etc.). Il prolungamento di opzione donna è solo sperimentale e se esistono risorse.
REDDITO E PENSIONE DI CITTADINANZA: l’unica certezza contenuta in questo capitolo è nell’aggravio di due miliardi di euro per il potenziamento dei centri per l’impiego. Tutto il resto è un generico potenziamento del già esistente reddito di esclusione, senza specificare ovviamente quali sono le coperture finanziarie di tale manovra e dell’innalzamento delle pensioni minime a 780euro mensili. Sempre per le pensioni cosiddette di cittadinanza, essendo richiamati i parametri del reddito di cittadinanza, probabilmente si pensa di far tornare al lavoro gli ultra ottantenni.
RIFORME ISTITUZIONALI: il pensiero forte dell’intero documento è quello ispirato alle forme cosiddette di democrazia diretta, sullo stile blog di Grillo gestito da Casaleggio. Non potendo ancora arrivare a tanto, ci si limita ad un frequente uso dello strumento del Referendum sia abrogativo che propositivo, facendo sparire ogni forma di quorum. Inoltre, vi è un diffuso richiamo al federalismo e alle autonomie federali con il rischio di moltiplicare i centri decisionali tra Parlamento, Regioni, Comuni e Province.
SANITA’: il condivisibile proposito di migliorare la sanità pubblica comporta un generale aumento di spese a carico della finanza pubblica, senza capire quali sono le forme di spesa e di copertura.
SCUOLA: viene previsto il superamento dei vincoli geografici e del rapporto alunno-discente presente nella Buona Scuola. Ciò comporterà un esodo di insegnanti dal Nord al Sud per cui o si dovranno deportare i bambini dal Nord o ricorrere al Nord a insegnanti comunitari. Come già richiamato in precedenza, viene cancellata l’alternanza scuola lavoro che riteniamo invece uno strumento fondamentale per avvicinare i giovani al mondo del lavoro.
SUD: vengono dedicate al problema più grande che ha oggi il Paese, soltanto otto righe. Sintomo evidente del marchio leghista sull’intero contratto. L’unica misura concreta contenuta nelle otto righe è quella del sostegno al reddito, senza alcuna idea di sviluppo economico.
TAGLI DELLA POLITICA: pura demagogia, scarse risorse neanche contabilizzate che rientrano da questo capitolo. L’unica misura concreta prevista è una misura eticamente condivisibile, ma già bocciata dalla Corte Costituzionale quando fu promossa dal Governo Renzi che è il taglio delle cosiddette pensioni d’oro.
TRASPORTI: insieme ad una sorta di libro dei sogni che prevede a breve la fine della circolazione dei veicoli a benzina e diesel a favore dell’elettrico, senza neanche specificare un piano di adeguamento delle colonnine per il rifornimento oggi assolutamente inesistente, viene previsto il salvataggio dell’Alitalia (a danno del contribuente) e un’anacronistica sospensione dei lavori dell’alta velocità Torino-Lione.
TURISMO: viene prevista la soppressione della tassa di soggiorno e si tratta di capire se a carico degli Enti locali o la finanza pubblica nazionale.
UNIONE EUROPEA: si chiede il ritorno al trattato Maastricht senza tenere conto dei 26 anni passati e del fatto che in sede comunitaria è in corso di ridefinizione, con la discussione della legge di bilancio che si concluderà il 29 giugno, dei nuovi equilibri europei. Per capire cosa si intende citiamo integralmente quanto contenuto nel contratto: “sotto il profilo del bilancio UE e in vista della programmazione settennale imminente occorre ridiscuterlo con l’obiettivo di renderlo coerente con il presente contratto di governo”. Ovvero quando il piccolo vuole fare paura al grande.