E’ stato illustrato dall’amministratore delegato Fca Sergio Marchionne, il nuovo piano industriale 2018-2022. Piano mostrato dinanzi agli investitori e stakeholder. All’incontro presente Roberto Di Maulo segretario generale del sindacato autonomo Fismic Confsal firmatario del contratto Fca che giudica “positivo complessivamente il piano che annuncia le nuove produzioni, ma ovviamente il sindacato chiede certezze sull’allocazione dei modelli negli stabilimenti italiani affinché si possa raggiungere la piena occupazione”.
Per Marchionne, l’industria e il mondo politico devono collaborare per ridurre la dipendenza dal petrolio, ragion per cui verranno investiti 9 miliardi di dollari sull’elettrificazione dei prodotti Fca. I motori a combustione interna però, continueranno a essere offerti per la maggior parte dei modelli per una situazione ancora incerta dal punto di visto normativo. Bisogna poi adeguare ogni tecnologia alle esigenze dei diversi mercati poiché è probabile che in Europa l’introduzione dei diversi livelli di elettrificazione possa diventare obbligatoria. I proprietari delle auto diesel quindi, si troveranno dinanzi a crescenti limitazioni di circolazione nei centri urbani e inoltre ci sarà un forte declino del diesel nel mercato entro la fine del decennio nonostante si continuerà a offrire questo tipo di motore ai veicoli leggeri.
Ma quali novità introduce il nuovo piano industriale? Innanzitutto, affronterà la sfida tecnologica che sta vivendo il mondo dei trasporti, annunciando l’abbandono di tutte le motorizzazioni diesel, come anticipato, entro il 2022, mentre molto probabilmente per le piccole autovetture di classe A e B questo potrebbe accadere anche prima del 2022. Entro questa data, verrà aumentato l’utilizzo della capacità produttiva europea e italiana, eliminando i prodotti a basso margine e aumentando quelli premium e green. In cambio quindi, ci saranno una serie di investimenti che riguardano l‘ elettrificazione e la connettività, fondamentale per vincere la sfida della guida autonoma senza autista, che tradotti in cifre, ammonterebbero a 45miliardi in tutto il mondo, e la metà, o quasi, di questi saranno destinati in Italia. Molti di questi saranno destinati a rafforzare la sfida che la Fca sta mettendo in campo con i competitori nel settore delle vetture premium. L’Alfa inoltre, ha già annunciato che in Italia verranno prodotti ben sette nuovi modelli; la Jeep ne annuncia nove, due dei quali prodotti in Italia; mentre per la Fiat ci saranno due investimenti, completa motorizzazione ecologica della Panda, che rimarrebbe a Pomigliano per avere un ponte con una nuova vettura che potrebbe essere lì prodotta che, secondo il parere del segretario generale Fismic Confsal Roberto Di Maulo, potrebbe essere la piccola Jeep di classe A. Inoltre altre due importanti novità made in Fiat potrebbero essere la 500 completamente elettrica, in una veste totalmente nuova e rinnovata, anche nel design (e le vecchie a benzina e gpl rimarrebbero comunque in commercio) e la vecchia, che diventa nuova, Giardinetta, chiamata Giardiniera. Si è deciso poi di trasformare la Fiat 500 in un modello full electric anche per la sua iconicità.
Il giudizio che si è avuto è sembrato positivo poiché l’azienda si è detta disposta ad accogliere la sfida del cambio dal diesel all’elettrico. E proprio per questo, la Fismic Confsal pensa che le prime vetture a essere sul mercato con motore ibrido, la Renegade e la 500x, potrebbero essere prodotte nello stabilimento di Melfi, con inoltre un’edizione ‘refresh‘ della Jeep Compass. A Mirafiori invece, potrebbe esserci un’ammiraglia dell’Alfa la quale sarà totalmente elettrica, oltre a una Maserati a quattro porte a partire dagli anni di piano, con un futuro elettrico e prestigioso per questo brand che si aprirà al settore dell’elettrificazione senza essere snaturato. L’auto di punta infatti potrebbe essere l’Alfieri, coupé di lusso elettrico e leggero da cui deriverà anche un Suv di medie dimensioni. A Cassino, invece, potrebbe non essere abbandonata la Giulietta e anzi potrebbe essere rinnovata, stessa sorte potrebbero avere la nuova dell’Alfa e le Stelvio, oltre alla loro elettrificazione. Inoltre, per Alfa Romeo ci sarà un futuro anche in Cina, con una fedeltà alle vetture sportive. Brand questo, che nello scorso piano industriale come confessa Marchionne “aveva visto sottovalutata la sua complessità, ciò ha comportato dei ritardi nella sequenza di lancio con costi aggiuntivi. Oltre a essere stata sottovalutata la reazione dei competitor tedeschi”. Consapevolezza questa che ha spinto le decisioni annunciate dal piano per il marchio Alfa che puntano all’aumento della competitività sul mercato con l’obiettivo di 400mila le vetture che verranno prodotte entro il 2022.
Rimane l’obiettivo della piena occupazione entro gli anni di piano. Marchionne, il quale è arrivato nel 2004 al vertice di Fiat, illo tempore, in una situazione critica che vedeva la sopravvivenza dello storico marchio italiano a rischio, ora vede aumentare il valore del gruppo di undici volte e prevede, verso fine giugno, una situazione finanziaria positiva, nonostante ci sia ancora del lavoro da fare. John Elkann afferma che FCA ha rafforzato la componente italiana “Non è mai stata così forte come negli ultimi venti anni.
“A Pratola Serra e Cento, visto che non verranno più prodotti i motori diesel per le medie già dai prossimi anni e per le grandi dal 2022, noi crediamo che si debbano produrre i motori ibridi, quelli elettrici e quelli plug in. Inoltre questi stabilimenti, avranno una ristrutturazione importante che li porterà nel futuro. Complessivamente il giudizio che abbiamo dato è stato positivo. Si sono riuniti i Segretari territoriali dei territori che sono interessati alla FCA e comunemente abbiamo emesso un documento che chiede all’azienda chiarimenti affinché le cose che abbiamo dedotto, scaturiscano da affermazioni fatte dall’azienda. Nelle prossime settimane avverranno molti incontri con FCA per capire dove e quando saranno allocati i modelli e gli investimenti” spiega Di Maulo, seguendo una scia propositiva e pregna di speranza che vede il Paese viaggiare verso il futuro e l’ammodernamento. Un piano industriale quindi che ha sia abbracciato il consenso dei segretari, sia potrebbe motivare il motore industriale biancorossoverde, auspicando anche a una piena occupazione in tempi brevi.
La soddisfazione dei segretari infatti, deriva sia dalla concentrazione che avverrà in Italia della produzione di vetture Premium e Suv, sia per la prontezza con cui l’azienda si appresta a combattere le sfide dell’abbandono dei motori diesel a favore delle motorizzazioni ibride, full electric e plug in. Nei prossimi incontri, la Fismic Confsal, chiederà all’azienda di declinare con maggiore precisione l‘allocazione delle nuove produzioni negli stabilimenti italiani. Particolare criticità assume il destino dello stabilimento di Pomigliano per il quale è prevista la continuazione della produzione ecologica della Panda e, probabilmente, l’assegnazione dei Suv di classe A e Jeep. Questa produzione infatti, potrebbe non essere sufficiente a sostenere l’occupazione dell’area di Pomigliano e che negli anni di piano, dovrebbe essere prevista anche l’allocazione dei due nuovi modelli elettrici a marchio Fiat sia per motivi occupazionali sia per motivi economici, la linea di Pomigliano, infatti, è l’unica che può ospitare, in maniera promiscua, sia la produzione della Panda che della 500. Nonostante l’ottimismo generale, c’è ancora quindi qualche nodo da sciogliere come anche la modalità di passaggio entro l 2022 dalla produzione di motori diesel alle produzioni ibrido, full electric e plug-in che interesserebbero soprattutto lo stabilimento di Pratola Serra e quello di Cento e per ricaduta, i cambi prodotti nello stabilimento di Termoli. Un altro nodo è quello che interessa la società Magneti Marelli per la quale è stato confermato lo spin-off entro l’anno corrente. Va aperto poi un confronto anche per l’allocazione dei nuovi modelli annunciati e la loro distribuzione negli stabilimenti di Melfi, del polo produttivo torinese, Cassino e Modena.
“Molto positivo però è anche l’impegno dell’azienda nel voler realizzare, entro gli anni di piano, la saturazione al 100 per centro della capacità produttiva installata e con essa la piena occupazione dei lavoratori italiani, ma va chiarita l’allocazione dei nuovi modelli e la relativa tempistica” conclude il leader Fismic Confsal.
Articolo pubblicato su ItaliaOggi del 12 giugno 2018
Vedi il Pdf