Fondamentale una grande affluenza alle urne per dare maggiore forza all’Europa affinché diventi una reale comunità di popoli e non più soltanto un’unione di nazioni per i soli interessi finanziari dei governi. A breve si terranno in tutti gli stati membri dell’Unione europea le elezioni per il parlamento e gli italiani saranno chiamati al voto il 26 maggio.
“L’Europa condiziona molto i nostri comportamenti e la nostra vita quotidiana. Abbiamo bisogno di superare la sbagliata concezione di Europa burocratica formata da persone lontane dal popolo. In realtà le decisioni che vengono prese a Bruxelles riescono a renderci la vita più semplice, basta pensare che ogni lavoro e intervento pubblico è finanziato dalla comunità europea” dichiara il segretario generale Fismic Confsal Roberto Di Maulo per richiamare tutti al voto e contribuire al rinnovamento del parlamento di un’Europa che ha bisogno di essere sempre più unita.
A causa delle tensioni commerciali e dell’incertezza politica, l’economia in diversi stati membri sta attraversando un periodo di crisi. La Germania e l’Italia sono i paesi a soffrire di più. Secondo la commissione, il prodotto interno lordo tedesco crescerà di appena lo 0,5% nel 2019 rispetto all’1,4% del 2018. La stima di crescita della Germania non è lontana da quella italiana, la previsione prevede infatti una percentuale dello 0,1%. È importante notare però che i paesi con un’importante crescita della forza economica, come per esempio Polonia, Ungheria, Slovacchia, Romania e Bulgaria, abbiano ricevuto l’80% dei finanziamenti dall’Unione europea. Dopo 50 anni di comunismo, questi paesi continuano a crescere esponenzialmente e l’analisi dimostra che i finanziamenti comunitari influenzano sia la struttura dell’economia a lungo termine che la crescita nel breve periodo.
Un altro forte invito è stato emanato dalla Confederazione europea dei sindacati indipendenti (Cesi), attraverso un manifesto in cui indica le giuste direzioni da seguire per lo sviluppo di un’Europa migliore, unita e libera. La Cesi è stata fondata a Bruxelles nel 1990, prende posizione su tutte le questioni di politica europea che abbiano un impatto sui lavoratori e cittadini europei. Difende il pluralismo sindacale a livello europeo e rappresenta più di cinque milioni di lavoratori provenienti principalmente dal settore pubblico, ma non solo. Troppo spesso i governi nazionali hanno atteggiamenti personalistici, impedendo risultati politici, scaricando le colpe sulle decisioni prese a Bruxelles per i vari fallimenti e ciò contribuisce a un crescente euroscetticismo tra i cittadini. Gli attori politici a livello nazionale ed europeo devono mostrare maggiore determinazione nel difendere le virtù dell’Ue e agire secondo uno spirito europeo di solidarietà e compromesso.
Autorità giudiziarie autonome, lo stato di diritto, i diritti universali fondamentali e la tolleranza sono capisaldi della comunità europea. I diritti delle minoranze sono legati a tali principi. L’Ue ha bisogno di rimanere una voce credibile che attui e difenda la democrazia liberale all’interno e all’esterno dell’unione. Il pilastro europeo dei diritti sociali deve divenire il punto di riferimento rispettato per una maggiore equità sociale. Va attuato e fatto valere allo stesso modo da tutti i governi, istituzioni Ue, parti sociali e sindacati. Gli obiettivi sociali vanno posti sullo stesso piano delle libertà di mercato.
L’unione europea ha bisogno di diritti sociali universali, standard sociali minimi e solidi per i lavoratori particolarmente bisognosi di tutele. Ogni individuo, indipendentemente dalla condizione lavorativa, deve poter accedere a tutele sociali adeguate e a costo contenuto. Fatte salve le specificità dei servizi pubblici e i principi tradizionali dei sistemi di carriera nella funzione pubblica, tutti i lavoratori in un rapporto dipendente devono aver diritto a un lavoro decente. Occorre porre termine alle pratiche lavorative scorrette. I vuoti legislativi vanno colmati essendo ancora fortemente presenti in diverse categorie ad esempio i lavoratori attivi nell’economia digitale o di piattaforma. Occorre pertanto eliminare il lavoro precario sfruttando le opportunità offerte dalla nuova autorità europea del lavoro. L’Unione europea ha bisogno di una tassazione giusta e proporzionata. Il capitale è ancora tassato a un livello nettamente più basso del lavoro. Continuano a venire alla luce scandali di evasione fiscale da parte di aziende e multinazionali. Gli stati membri devono adottare politiche energiche per colmare i divari con i regimi fiscali per le imprese e arrivare a un maggiore equilibrio tra tassazione del capitale e del lavoro.
Abbiamo bisogno di investimenti sui servizi e sulle persone. Le società con servizi pubblici ben funzionanti si sono rivelate più eque, resilienti e sostenibili. Amministrazioni pubbliche efficienti e di alta qualità, richiedono personale competente, ben attrezzato e dotato di risorse. Economie sostenibili e resilienti richiedono investimenti nelle persone. Occorre investire risorse per l’educazione nella prima infanzia, per l’istruzione e per la sanità che favoriscono un ritorno sul lungo periodo, in termini sociali ed economici.
Il leader Fismic nella relazione all’Assemblea nazionale ha dichiarato che “tutti coloro che credono all’Europa come noi, certamente migliorata e riformata, debbano ringraziare gli Inglesi per la somma di brutte figure che hanno inanellato per decidere la forma della brexit. Tutte le forze politiche e la parte dei popoli europei che pensavano di seguire la via inglese e quindi uscire dall’Europa, di fronte allo spettacolo desolante offerto dalla May e dal parlamento anglosassone hanno subito una cocente sconfitta rispetto ai loro intendimenti. Infatti approssimandosi alle elezioni non mi sembra che nessuno abbia più nel proprio programma l’uscita dall’Europa. In moltissimi stati membri vince l’idea di sviluppo attraverso l’Ue, come ad esempio Olanda, Belgio, Svezia e Polonia. Vedremo cosa accade in Spagna, dove comunque la spinta autonomista e disgregatrice di Barcellona è tramontata. Anche nella stessa Londra ci sono state manifestazioni contro la brexit di oltre un milione di persone. Abbiamo bisogno di credere a una Europa rafforzata, migliorata e sempre più unita, anche perché nel mondo non mancano gli esempi negativi, non solo quelli estremi come i massacri nelle moschee, nelle sinagoghe e nelle chiese cristiane. Pensiamo al Brunei che ha introdotto come legge dello stato la Sharia integrale, prevede l’amputazione, la fustigazione, la lapidazione e altri strumenti di tortura che erano conosciuti qua da noi nel medioevo e ai tempi dell’inquisizione.”
L’unione europea garantisce la pace da oltre 70 anni e non si era mai verificato un periodo di pace così lungo in Europa. La pace favorisce lo sviluppo e di conseguenza lavoro e prosperità. Abbiamo il dovere di considerare quanto può dare l’Europa ai giovani. Grazie alla riduzione dei limiti e all’abolizione dei confini, i ragazzi hanno la possibilità di studiare e vivere all’estero. Le nuove generazioni non sono più legate solamente al proprio paese di origine, ma hanno l’occasione di apprendere maggiori competenze grazie alle molteplici opportunità offerte dall’Europa come ad esempio l’Erasmus, gli scambi interculturali, l’alternanza scuola lavoro o semplicemente il libero spostamento.
L’Europa è un tassello fondamentale per la libertà e tutto ciò che possiamo desiderare. Se abbiamo del buon senso è l’unica via da continuare a percorrere per dirigerci verso un futuro di pace e sviluppo. Essere uniti significa collaborare e la collaborazione ci condurrà, sempre, a un risultato migliore.
Fismic Confsal e Fali hanno indetto uno sciopero generale dei metalmeccanici il 14 Giugno. Le due sigle sindacali in merito hanno stilato un documento per spiegare le importanti motivazioni che porteranno i lavoratori a manifestare in due piazze italiane, a Torino e a Melfi. L’iniziativa sarà spiegata dal segretario generale Fismic Confsal Di Maulo in due Assemblee dei delegati. Una che riunisce i lavoratori del Centro e del Sud a Melfi il 28 maggio e una per il Nord a Torino il 4 giugno. La Fismic Confsal e il Fali chiedono ai lavoratori, alle lavoratrici, ai pensionati e ai disoccupati di dare forza a queste iniziative per cambiare la politica economica del governo e portare il nostro paese verso migliore sviluppo.