SÌ AL PIENO RISPETTO DELLE MISURE PREVISTE DAL DPCM PER LA TUTELA DELLA SALUTE DEI LAVORATORI
Roma, 11 marzo. “Consideriamo sbagliate le posizioni assunte da Cgil, Cisl e Uil della Lombardia e da Fim e Uilm nazionali che chiedono la chiusura generalizzata di tutte le attività produttive. Soprattutto nel cuore dell’economia nazionale questo produrrebbe una desertificazione occupazionale, in considerazione del fatto che non si possono prevedere purtroppo i tempi e la virulenza dell’epidemia” dichiara Roberto Di Maulo, segretario generale Fismic Confsal.
“Inoltre, sarebbe sbagliato perché non si terrebbe conto di tutte le numerosissime aziende che hanno ottemperato correttamente a quanto previsto dal DPCM mettendo in salvaguardia la salute dei lavoratori. Crediamo invece che sia stata un’ottima soluzione quella individuata dalla Fca dopo un confronto con le organizzazioni sindacali, di sospendere temporaneamente l’attività produttiva nella carrozzeria all’esclusivo fine di mettere in pratica le misure previste per la salvaguardia della salute dei lavoratori” prosegue.
“Vanno previste per tutte le posizioni di lavoro che lo consentono – continua Di Maulo – soluzioni di lavoro a distanza come lo smart working. Anche qui ci preme sottolineare che la Fca ha già previsto che operino in questa modalità 5300 lavoratori. Questo sta avvenendo anche in CnhI e in Marelli come in migliaia di luoghi di lavoro dove aziende e sindacati stanno operando ogni giorno per salvaguardare la produzione contemporaneamente alla salute dei lavoratori”.
“Consideriamo che la salute dei lavoratori vada assolutamente messa in primo piano nelle azioni delle organizzazioni sindacali e crediamo che quanto contenuto nel DPCM vada applicato integralmente e senza deroghe. Per far questo, vanno concordate con le aziende sospensioni dell’attività produttiva finalizzate esclusivamente al rispetto della salute dei lavoratori (1 metro di distanza, sanificazione dei locali e dei mezzi di trasporto, utilizzo mascherine ove necessario, etc). Questo però non può sfociare in una riedizione del luddismo in chiave moderna, direzione nella quale sembrano scivolare tutti coloro che chiedono la chiusura delle attività produttive in Lombardia e dell’attività metalmeccanica italiana” conclude.