Roma, 17 maggio. FCA, multinazionale italiana, occupa in Italia 56.000 persone in 16 stabilimenti, il grosso al Sud ed è l’utilizzatore finale di una componentistica che occupa in Italia complessivamente 300.000 lavoratori che al 40% lavora per FCA. Al momento, subisce un terribile azzeramento delle vendite dovuto all’emergenza Covid. Deve investire 5 miliardi in Italia previsti dal piano industriale, in larga parte per l’elettrificazione. Non chiede “aiuti” (conferimenti a fondo perduto o sottoscrizioni di capitale), ma chiede un prestito di circa 6 mld da restituire in 3 anni con interessi.
La FCA da sola paga tasse in Italia per circa 1 miliardo e mezzo. Quanto le italiane Eni ed Enel (che pure ha un utile doppio di FCA prima delle tasse). FCA con Exor (controllante) e Ferrari paga, nel complesso, 4 miliardi di tasse (il doppio di Eni ed Enel) e supera di gran lunga ogni azienda italiana o straniera presente in Italia.
Nel corso di un incontro con i sindacati ieri sera Pietro Gorlier, responsabile area EMEA di FCA, ha affermato che in assenza di provvedimenti a sostegno del mercato dell’auto nel decreto Rilancio, ha fatto ricorso al decreto liquidità, dato che si sta gestendo un business a fatturato zero da qualche mese ed è difficile che il mercato riparta da solo a breve.
“II finanziamento previsto dal decreto liquidità sarebbe un prestito per superare la difficoltà, anche in direzione della filiera dell’automotive (5500 società dell’automotive e 300.000 lavoratori occupati diretti). Con questo prestito si potrebbe dare respiro a tutte le società della filiera, in quanto il 40% della componentistica italiana è destinato alla FCA. Tutto il prestito è destinato all’Italia e ridarà quindi fiato anche alla filiera dell’indotto automotive” dichiara il segretario generale Fismic Confsal Roberto Di Maulo.
“L’obiettivo rimane la piena occupazione – prosegue Di Maulo – il piano industriale va avanti così come continua il processo di fusione PSA. 1500 persone oggi in Italia sono impegnate a dare continuità al piano industriale (Tonale, 500e, ecc.). I due nuovi prodotti lanciati in questi giorni sono la produzione della Compass a Melfi, prima si produceva in Messico e la 500 che era fatta in Polonia ha la sua versione elettrica prodotta in Italia. Dato che tutti parlano di delocalizzazioni sarà pure ora che qualcuno valorizzi le localizzazioni in Italia”.
“Tutti i mercati si sono fermati, basta guardare cosa ha fatto la Volkswagen. Se nel decreto rilancio si fosse intervenuto con gli incentivi si sarebbe data una spinta anche al rinnovo del parco circolante, con benefici sull’impatto ecologico, ma si è scelto diversamente. La parte degli investimenti continua a essere fondamentale e la FCA si è detta disponibile a incontri periodici per verificarne l’andamento. Sarebbe illogico che non si dia via libera al prestito richiesto dalla FCA in un paese che sta spendendo 3 miliardi per il carrozzone aereo Alitalia e che ha elargito fondi alla franco-indiana ArcelorMittal con risultati a dir poco deludenti” conclude.