Pensioni. Di Maulo (Fismic Confsal): “Ok a ulteriori manovre governo Draghi. No a proposte utopistiche. Ogni sforzo sia indirizzato a gestione risorse PNRR”.

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Roma, 25 ottobre 2021. Ad avviso della Fismic Confsal la c.d. quota 100 ha fallito i suoi obiettivi in quanto solo un terzo degli aventi diritto ne hanno fatto ricorso e la promessa di creare nuovi posti di lavoro (3 posti ogni 1 pensionato con quota 100) è clamorosamente mancata, dato che si sono aperti solo 0,4 posti di lavoro ogni quota 100. Inoltre, hanno usufruito di quota 100 prevalentemente dipendenti di aziende e della Pubblica Amministrazione nel centro nord d’Italia, contribuendo per questa via alla penalizzazione del Sud.

Ricordiamo che quota 100 nasceva come misura transitoria della durata di soli 3 anni e che era ampiamente previsto che sarebbe finita a dicembre 2021. Attualmente esistono almeno nove altri sistemi per andare in pensione anticipatamente (opzione donna, precoci, ecc.), tanto è vero che l’età media con cui gli italiani vanno realmente in pensione è di 61,2 anni, ancora tra le più basse d’Europa.

“A nostro avviso questa volta non esiste, a differenza di quando venne introdotta la precedente riforma, un problema di scalone in quanto le regole che saranno in vigore dal primo gennaio prossimo sono le stesse in vigore oggi, fatta salva la possibile opzione per gli aventi diritto di utilizzare quota 100” spiega Roberto Di Maulo segretario generale Fismic Confsal.

Nonostante questo, il governo Draghi ha annunciato ulteriori tre manovre che permetteranno un atterraggio morbido, “misure che condividiamo” dichiara Di Maulo:

  1. Un allargamento della platea ai cosiddetti lavori gravosi a ben altre 27 categorie, oggi non prese in considerazione;
  2. Nel 2022 è previsto che possano andare in pensione coloro che entro l’anno raggiungano quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi);
  3. Nel 2023 è previsto che possano andare in pensione coloro che entro il 2023 raggiungano quota 104 (66 anni di età e 38 di contributi).

Inoltre, resteranno in vigore tutte le altre opzioni per anticipare l’andata in pensione (precoci, gravosi, lavori usuranti, ecc.).

“Il combinato disposto tra queste misure consente di non alterare i conti pubblici in modo socialmente discutibile a favore degli anziani sottraendo risorse per il lavoro ai giovani – prosegue Di Maulo – e inoltre permette di attenuare l’impatto della fine di quota 100 in maniera graduale. Le risorse non allocate potrebbero quindi essere utilizzate al fine di far recuperare terreno rispetto all’inflazione per i pensionati, permettendo un pieno recupero senza tagli o blocchi o esclusione (ricordiamo che ai pensionati non viene concesso il bonus di 100 euro mensili anche a coloro che ne avrebbero diritto a parità di reddito con i lavoratori dipendenti)”.

“Consideriamo quindi sbagliate le richieste avanzate dalla CGIL (anche dalla UIL e CISL??) e di alcune forze politiche che vorrebbero che il governo concedesse la possibilità di andare in pensione a tutti quelli che maturano 41 anni di contribuzione, in quanto utopistica, piena di populismo e inattuabile, stante le considerazioni svolte prima. Come Fismic Confsal riteniamo che in questo momento di ripresa economica il sindacato debba rifuggire da posizioni facili fatte di rivendicazioni populiste che creano solo malcontento tra i lavoratori e i cittadini come è avvenuto nella fase iniziale del Green Pass in cui il sindacato confederale ha brillato per posizioni piene di ambiguità evitando ogni assunzione di responsabilità. Crediamo che ogni sforzo vada indirizzato a controllare che ogni euro del PNRR contribuisca a una ripresa economica in grado di sanare il divario tra Nord e Sud, di dare occupazione stabile a giovani e donne, di aumentare il benessere della popolazione con servizi pubblici efficienti. Non inseguiremo invece feticci populisti e inattuabili che faranno solo perdere tempo alle riforme che il paese aspetta e che, finalmente, grazie alle risorse del PNRR sono realizzabili” conclude.