SALARIO O QUOZIENTE D’INTELLIGENZA MINIMO?

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Di Roberto Di Maulo
Segretario Generale Fismic Confsal

Salario minimo, anzitutto la direttiva europea ancora non esiste, dato che la proposta dovrà superare lo scoglio del voto della Commissione, del Parlamento e infine dovrà essere recepita dai Parlamenti dei singoli stati membri. Secondo dato che è molto chiaro, come ha giustamente sottolineato il commissario al Lavoro, è che non riguarda l’Italia e neanche i paesi in cui la copertura della contrattazione collettiva è uguale o superiore all’80% dei lavoratori.

La Fismic Confsal è solita non agire sull’onda emotiva dettata dai moti populisti dei partiti e dei sindacati populisti.

La questione del lavoro povero è una questione seria e non può essere affrontata con semplificazioni massimaliste né con ricette che rischiano di peggiorare lo stato di cose esistenti. Il lavoro povero è figlio di una diffusa evasione fiscale, in larga parte dovuta al costo del lavoro troppo alto nel nostro paese, e a orari di lavoro eccessivamente frastagliati, spesso di poche ore di lavoro a settimana, o guidati da un algoritmo.

Da studi recenti risulta che sui quasi 1000 CCNL, solo il 46% risulta applicato realmente e coinvolge oltre 12 milioni e mezzo di lavoratori, su una platea totale di meno di 14 milioni. La paga media derivante da questi CCNL, secondo dati ISTAT, è di 17,1 euro l’ora, ben oltre a qualunque proposta di salario minimo giacente in parlamento da oltre due anni e mai discussa.

Quindi basterebbe una disposizione amministrativa, per decretare decaduti tutti quei CCNL non applicati da nessun datore di lavoro. Per rilevare questo dato basterebbe consuntivare i dati UNIEMENS che sono conosciuti dall’INPS e ora anche dal CNEL. Questo toglierebbe di mezzo l’annosa e fastidiosa polemica sui contratti pirata. La Fismic Confsal alcuni anni fa ha disdettato, con lettera inviata al CNEL, ben 5 CCNL che non corrispondevano ai requisiti minimi richiesti dalla giurisprudenza e non ci risulta che nessun altro sindacato abbia compiuto questo atto di civiltà.

Inoltre, la giurisprudenza corrente ha adottato ormai da anni un criterio invalicabile per decretare un CCNL valido o meno: esso deve avere valori equivalenti a quelli del contratto nazionale di riferimento, solitamente quelli maggiormente applicati nel settore di riferimento.

Per cui questa discussione improvvisamente accesa da tanti apprendisti conoscitori del mondo del lavoro, intorno alla necessità di avere un salario minimo, ci sembra un fuoco di paglia che si spegnerà rapidamente e che non potrà avere alcun seguito reale.

La Fismic Confsal, che si appresta a celebrare il suo XVIII Congresso la prossima settimana, lancerà una proposta contro la caduta del potere d’acquisto delle retribuzioni rispetto alla fiammata inflattiva: noi scongiuriamo che si avvii una rincorsa tra inflazione e retribuzione, come vuole Landini, perché sappiamo che è una corsa nella quale vince sempre l’inflazione. Crediamo invece che vadano totalmente detassati gli aumenti derivanti dalla contrattazione aziendale, in quanto questi distribuiscono salario non inflazionistico perché derivante da aumenti consolidati di produttività, redditività, ecc. Detassando totalmente la contrattazione aziendale di prossimità, si difenderebbero efficacemente le retribuzioni dalla inflazione e si avrebbe lo straordinario vantaggio di estendere la presenza del sindacato anche nelle piccole e piccolissime aziende, con benefici di maggiore controllo sull’organizzazione del lavoro e conseguente riduzione degli infortuni sul lavoro.

Questa è a nostro avviso una discussione seria e non quella sul salario minimo per legge.