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Una serie infinita di morti sul lavoro, Fanelli (Fismic Confsal): “Bisogna agire subito, senza politiche scaricabarile.”

Roma, 15 giugno. 6 morti sul lavoro: questo l’ultimo numero aggiunto ieri ai dati Istat, già funesti, del primo quadrimestre 2023, che contano 264 morti. A questo numero, bisogna aggiungere anche le morti dei lavoratori che perdono la vita nel tragitto di andata o ritorno dal luogo di lavoro. Morti di pendolari, come il tragico incidente avvenuto la scorsa settimana nel tratto di strada di San Nicola di Melfi o gli incidenti in Val Di Sangro dei lavoratori diretti nell’azienda Honda, che vanno considerate gravi in egual misura e da prendere in considerazione per migliorare le condizioni di salute e sicurezza.

“La sicurezza e la salute dei lavoratori devono diventare davvero il tema centrale dei dibattiti tra le Parti sociali, e non possono essere tutelate e prese in esame solo all’interno delle aziende – dichiara il responsabile del dipartimento salute e sicurezza Fismic Confsal, Salvatore Fanelli -, i morti e feriti per raggiungere il luogo di lavoro o l’abitazione a fine turno, sono egualmente gravi e drammatici. Queste morti sui tratti stradali dei lavoratori sono imputabili all’incuria dei Comuni e, in alcuni casi, alla disattenzione o assenza di normative ad hoc in materia salute e sicurezza da parte delle aziende. Siamo stanchi di contare i morti, di vedere colleghi non arrivare sul luogo di lavoro, di piangere familiari e amici, di leggere il bollettino delle morti “bianche”, che di bianco non hanno nulla, crescere ogni giorno. E’ necessario un intervento strutturale a livello nazionale da parte del Governo, un piano straordinario di messa in sicurezza che tuteli i lavoratori non solo all’interno dei siti, ma nel tragitto di partenza e ritorno dal luogo di lavoro e durante i lavori all’aria aperta.”

“Bisogna lavorare affinché la situazione migliori e si prevengano queste disgrazie. Serve far qualcosa subito, senza sterili politiche scaricabarile e senza addossare la colpa ai pendolari, che già con sacrificio raggiungono tutti i giorni il luogo di lavoro, magari viaggiando per ore, o all’errore umano spesso giustificazione per gli incidenti nei cantieri edili.”, conclude Fanelli.