Il lavoro è una priorità

PREMIO DI 800 EURO PER LA NASCITA O L’ADOZIONE DI UN MINORE
5 Marzo 2018
Pensionamento: Incentivo aziendale all’esodo
7 Marzo 2018

Roberto Di Maulo segretario generale Fismic Confsal

Al via nuovi modelli di contrattazione.
Il resoconto del convegno della Confsal su crescita e sviluppo

06 Marzo 2018. “Dietro il lavoratore c’è una persona”, questo il leitmotiv del convegno indetto dalla Confsal il 27 febbraio scorso. Una prima tappa, questa, di un lungo itinerario pregnante di confronti. Il Convegno “Lavoro, sviluppo economico e crescita sociale: idee Confsal” con a capo il segretario generale Angelo Raffaele Margiotta, ha visto infatti, la partecipazione di confederazioni di sindacati indipendenti, associazioni imprenditoriali, professori, esperti e direttori che si sono susseguiti nell’esporre la loro visione del lavoro, facendo proposte e considerazioni sulla Confsal, all’interno della tavola rotonda che contava cinque relatori con l’introduzione del segretario generale Confsal Margiotta e la chiusura dei lavori affidata al segretario generale nazionale della Fismic Roberto Di Maulo.

Sergio Luciano, direttore di Economy, ha coordinato il dibattito, accompagnando gli interventi e sottolineando che il sindacato dei lavoratori deve essere indipendente da qualsiasi aspetto politico, privo di vincoli ideologici e partitici.

Il confronto è stato poi introdotto dal segretario Margiotta il quale ha affermato che è importante porsi in modo propositivo per far emergere il concetto che il sindacato può dare un contributo alla crescita del Paese, senza lasciarsi guidare da dogmi, promuovendo la professionalizzazione dei lavoratori, affinare quella del sindacato a tutela dei lavoratori e a difesa del lavoro. “Dietro il lavoratore” prosegue infatti il segretario “c’è una persona e dietro questa c’è un individuo con le sue esigenze” e con queste inoltre vanno coniugate le compatibilità economiche. L’uno  presuppone l’altro. Il fine di un progetto deve essere la persona, con il vincolo della compatibilità economica. Il progetto deve essere umano, altrimenti si va incontro a progetti ciechi e la capacità economica della persona deve coincidere con le esigenze di spesa.
Il discorso poi vira consequenzialmente verso le pensioni. Margiotta afferma che le norme dovrebbero essere scritte meglio, a sessantasette anni “si va” in pensione, non “si potrebbe”, ma le persone non sono tutte uguali, dunque le norme dovrebbero essere scritte a partire dall’esigenza delle persone. Per quanto concerne le aziende invece, la priorità deve essere il lavoro e bisogna assicurare una retribuzione, e si potrebbe e dovrebbe creare un’alleanza tra chi sta dietro, il lavoratore, e chi organizza il lavoro, l’azienda.
Il segretario conclude affermando che elementi importanti sono confronto, bilateralità e qualità della contrattazione.

Il primo relatore poi a prendere il testimone è Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, che estrapola dall’introduzione di Margiotta, il concetto che il sindacato debba essere privo di concetti ideologici. Per quanto riguarda il lavoro e la sua organizzazione, questa sembra essere ferma a tanti anni fa, non c’è infatti, la mobilità tipica degli altri paesi che trova una causa e una responsabilità nel fatto che si è troppo abituati a parlare sempre di diritti e mai di doveri. Non si può pretendere che tutto vada bene se si organizza male. Per tutelare i diritti, c’è bisogno di mettere delle regole chiare capaci di evidenziare diritti e doveri.
Affrontando le pensioni, Brambilla specifica che se i dati all’Europa fossero stati presentati in modo corretto, la riforma Monti-Fornero, non sarebbe stata poi così dura.

La parola successivamente passa ad Antonio Lopes, professore di economia politica all’Università degli studi Napoli – L’Orientale il quale identifica negli anni che vanno dal 2008 al 2015, performances economiche deludenti, mentre negli ultimi due anni intravede una ripresa, nonostante la crescita dell’Italia sia inferiore a quella degli altri paesi, e una mancata crescita di produttività innesca un circolo vizioso di bassa crescita che porta a bassi salari e poca domanda. Le politiche industriali, inoltre dovrebbero favorire l’innovazione tecnologica .

E anche l’intervento di Klaus Heeger, segretario generale Cesi (Confederazione europea sindacati indipendenti), richiama la centralità della persona  e con gli obiettivi di benessere, sicurezza e stabilità, le norme devono garantire la dignità umana. L’unione Europea, inoltre, deve investire nei giovani, senza però trascurare le altre generazioni, e nella formazione professionale col fine di formare cittadini responsabili.

Anche Stefano Patriarca, esperto del Nucleo tecnico di Coordinamento della politica economica ella presidenza del Consiglio dei Ministri, cita la centralità della persona e difende il welfare che è una “grande ricchezza italiana” poiché pone attenzione nei confronti delle persone, è infatti una rete di protezione che svolge azioni di tutela e ammortizzatori, creando condizioni per un’economia sociale. Se un Paese infatti spende per la protezione sociale, non possiamo che far di questa un merito. Bisogna infine investire anche e soprattutto su istruzione e cultura, affinché il mondo del lavoro venga migliorato.

Il primo giro, viene poi chiuso da Serena Sileoni, vicedirettore dell’Istituto Bruno Leoni,  la quale sottolinea il fatto che viene prestata troppa attenzione ai dati e ai numeri e meno al lato umano. Come Patriarca, riconosce la nobiltà del Welfare, ma in contrapposizione a quest’ultimo, afferma che di fronte a un debito pubblico come quello italiano, dovrebbe essere messo in discussione.
Chiude il suo intervento catalizzando l’attenzione sul fisco e dell’Italia che ha bisogno di una politica fiscale e di una riforma.

Nel secondo giro, vengono ripresi il welfare e il sistema pensionistico: Margiotta afferma che tutti coloro che hanno una capacità di svolgere un’attività, devono e possono aspettarsi una sola forma di welfare, mentre per quanto concerne la riforma Fornero, non va abolita completamente bensì modificata una volta addentratosi.  Che la riforma non debba essere abolita lo pensa anche Patriarca, inoltre aggiunge che il sistema pensionistico è il riflesso del mercato del lavoro, se uno non va bene, nemmeno l’altro può farlo.
Per Lopes, l’Europa pone troppa poca attenzione sia al welfare sia al lavoro, quando questo dovrebbe essere al centro dei problemi. Infine la Sileoni afferma che attraverso gli strumenti previdenziali non si può risolvere la situazione della difficoltà delle lavoratrici. Una donna, infatti, non è tenuta ad andare in pensione anticipatamente per via dei figli.

Le conclusioni dei lavori, sono affidate al segretario generale nazionale della Fismic Confsal Roberto Di Maulo, designato alla vicepresidenza del CESI, il quale già nella giornata precedente aveva già invitato tutti all’impegno nella nuova compagine Confsal, concentrandosi sul punto di forza del sindacato: il suo non essere ideologico, caratteristica che avvicina i lavoratori. “Faremo prevalere la ragione della forza, perché noi siamo per la forza delle nostre idee” afferma Di Maulo, è per questo che la Consulta Nazionale del Lavoro ricopre un ruolo importante, essendo questa un’alleanza sociale tra Organizzazioni Sindacali autonome e Associazioni datoriali a difesa del lavoro subordinato, autonomo e imprenditoriale. Alimenta il confronto tra le parti e promuove lo sviluppo della persona oltre alla crescita dell’impresa nel contesto politico, sociale ed economico della nazione.
Di Maulo introduce, quindi, l’intervento conclusivo del convegno con un accenno all’Europa e al fatto che questa sia assente tra le prospettive di questa campagna elettorale. Il tema di discussione viene incentrato poi sul problema della produttività che ha 40 punti in meno rispetto alla media europea. Bisogna infatti valorizzare il contributo dei lavoratori meridionali e la loro propositività, in Italia infatti quando si liberano le energie e funziona il sistema sociale adeguato, c’è occupazione. Dal 2004 ci sono state 10.000 posizioni in più in FCA, questo vuol dire 40.000 addetti in più. Le energie infatti ci sono e vanno liberate, inoltre se la formazione dà contributi soltanto ai formatori, le politiche attive difficilmente producono. C’è bisogno che ognuno metta il proprio e in merito alle argomentazioni sostenute dai relatori circa la previdenza e all’assistenza, va separato dall’Inps, che è il punto centrale, ciò che non gli compete poiché attualmente gestisce tutto.
Cambiare il paradigma infatti equivale a un ragionamento di qualità partendo da economia, contrattazione, assistenza e previdenza. Da qui partirà la consulta per lavorare in futuro.

Il convegno dunque ha passato in rassegna temi che andavano dalla centralità della persona, al welfare, l’assistenza, la previdenza, l’Europa.  Questa la prima tappa di un itinerario che vede il nuovo volto e le nuove idee della Confsal, in un momento di incontro e di confronto, un’alleanza tra impresa e sindacato, che non ha vincoli di alcun genere, se non quello del lavoro.

Di Maria Elena Marsico 

Articolo Pubblicato su Italia Oggi, vedi il pdf.