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Un provvedimento iniquo e antipopolare
Il commento del segretario generale Fismic Confsal, Roberto Di Maulo

Iniqua e recessiva la manovra finanziaria del governo oltre che sbagliata e antipopolare.
Questa l’opinione del sindacato espressa nell’intervista al segretario generale Fismic Confsal, Roberto Di Maulo. Troppi gli aspetti che non vanno e proprio per questo il sindacato si attiverà in una serie di mobilitazioni contro la
manovra.

Domanda. Cosa dire della manovra finanziaria del governo Conte?
Rispondi. Proverò a rispondere con quanto scritto dall’ufficio parlamentare di bilancio ossia «una manovra recessiva, che aumenta la pressione fiscale dall’attuale 41,8 al 42,5%, a serio rischio di deviazione rispetto
alle regole europee; e il tutto senza tenere conto delle clausole di salvaguardia 2020 e 2021 che porterebbe la pressione fiscale oltre il 44%, limite mai raggiunto dal Paese». Ecco basterebbe questo a definire sbagliata e antipopolare la manovra.

D. Ma è una opinione di parte!
R. No, l’U.P.B. è un ufficio tecnico che da sempre fornisce la sua valutazione alle leggi in via di promulgazione da parte del parlamento, così come la Banca d’Italia stima in oltre 300 miliardi i danni complessivi arrecati all’incertezza politica sullo spread, sulla fuga di capitali all’estero, sul peso della situazione sulla Borsa e sulla  capitalizzazione delle banche, i cui effetti perversi si cominciano a vedere in tutta evidenza con il commissariamento
della Carige decretato congiuntamente dalla Banca d’Italia e dalla Banca centrale europea.

D. Cosa è di preciso Carige?
R. Carige è la cassa di risparmio di Genova, non esattamente un piccolo borgo di provincia, la città del ponte Morandi e di Beppe Grillo, dove governa la Lega col sindaco Bucci e dove non mancano né capitali né imprenditoria. Si tratta evidentemente del peso esistente in Finanziaria della maggiore tassazione per banche e assicurazioni, in un settore, quello finanziario, che solo l’anno scorso aveva dato i primi segnali di uscita vera dalla crisi del 2008. Il tutto mentre si promette demagogicamente di risarcire i cosiddetti risparmiatori truffati per un totale di 1,5 miliardi, che nessuno sa in che modo verranno mai attuati. Non vorrei che il crollo della Carige sia l’antipasto sgradevole e  indigesto di una serie di crolli del nostro fragile sistema finanziario.

D. Anche il presidente Mattarella ha elevato i suoi strali contro un certo modo di governare che sembra dettato più dalla volontà di guadagnare consenso elettorale e dall’improvvisazione che da una lungimirante navigazione tra i flutti.
R. Il discorso di Mattarella l’ho molto apprezzato e passerà alla storia come fu il famoso discorso di un altro grande presidente, Pertini. Il presidente sostanzialmente ha detto basta a un modo di governare che non tiene conto dei contrappesi, umilia il parlamento, ignora le parti sociali e che va avanti come se non fossimo in democrazia, ma in un regime totalitario. Inoltre il presidente ha fatto un sereno richiamo alla Nazione rispetto al crescente imbarbarimento sociale, culturale, razziale con cui siamo costretti a vivere oggi giorno. Soprattutto è stata molto bella e positiva la sua sottolineatura della necessità di finirla con il considerare la bontà un dato negativo al punto tale che la Finanziaria contiene una tassa contro la bontà, come l’ha definita lui stesso, che è insopportabile.

D. Immagino si riferisca all’aumento delle tasse contro il terzo settore?
R. Esattamente, si tratta di una misura spregevole e idiota che fa il paio con la sovrattassa dell’1,5% introdotta alle commesse degli immigrati (cioè i soldi guadagnati onestamente che i lavoratori immigrati rimandano alla famiglia rimasta nella loro madre patria). È simile all’impedimento di consumare la mensa ai bambini extracomunitari di Lodi, simile ai mille episodi di intolleranza razziale incivile a cui stiamo assistendo, compreso lasciare esseri umani in preda al gelo del mare su una nave Ong che non poteva lasciarli morire in mare.

D. Quindi lei è buonista?
R. Mi lasci dire che questo neologismo fa schifo, come coloro che l’hanno coniato. Ma se per buonista si intende una
persona con buoni sentimenti e che cerca di praticarli, allora sì, rivendico il mio essere buonista se questo significa
andare contro l’egoismo dilagante, il perbenismo di chi si gira dall’altra parte mentre vengono consumati dei crimini
contro l’umanità. Sa, io sono nato a Roma nella Campo de’ Fiori del dopoguerra. I miei migliori amici si chiamano
Auer, Becker, Pavoncello ecc. tutti cognomi ebrei. La comunità ebraica e quella cristiana vivevano insieme e anche se
io trovavo strano che il sabato quando giocavamo a pallone mancavano sempre i ragazzi ebrei, li ho sempre  considerati dei fratelli. In quel tempo giravano per il quartiere due povere donne, che erano ai limiti della demenza. Avevano un numero tatuato sull’avambraccio sinistro che le qualificava come superstiti degli orrori dei lager nazisti. Ricordo bene che tutto il quartiere, senza distinzione di appartenenza religiosa, faceva a gara per offrire solidarietà
concreta a quelle povere donne, magre, dallo sguardo allucinato e perso nel vuoto. Con quella solidarietà sono cresciuto e quella solidarietà cerco di inculcare nelle mie azioni di sindacalista.

D. Cosa vuol dire solidarietà e bontà per lei nella sua opera di sindacalista?
R. Praticamente tutto. Ho scelto da giovane di impegnarmi nel mio posto di lavoro come rappresentante sindacale per dare voce ai più deboli, alle persone che non sono in grado di difendersi da sole e che hanno bisogno di protezione. Questo vuol dire solidarietà per me, poi ci sono i gesti che esprimono solidarietà. Lo scorso Natale invece di fare le solite strenne abbiamo deciso di devolvere una somma, per noi importante, a Medici senzafrontiere, affinché anche quel piccolo gesto possa contribuire a salvare una vita in Africa, in Medio Oriente e dovunque divampa guerra, carestia, fame e dittatura che troppo troviamo combinati tra loro. Ai più giovani spesso sfugge quanto sia importante la democrazia, la pace, la convivenza civile, il rispetto, l’educazione. L’Europa unita ha garantito 70 anni di pace a un continente che non aveva mai vissuto un periodo così lungo senza guerre. A questo si riferiva il presidente Mattarella nel suo discorso mirabile di fine anno. Non c’è sicurezza senza convivenza e
senza democrazia e rispetto dei valori fondamentali che tengono insieme le nazioni e i popoli. La strada della sicurezza affidata alla sola forza è destinata a fallire e a generare i mostri della dittatura.

D. A cosa si riferisce?
R. Senza arrivare a Stalin, Hitler e Mussolini mi fermo all’odierno Victor Orbán, oppure a Erdogan, oppure a Maduro. Tutti esempi negativi che stanno contagiando l’ideologia sfascista dell’attuale classe politica al governo, sia
nella versione verde che in quella gialla. Orbán ha chiuso le frontiere all’immigrazione, rompendo le regole europee
sull’assegnazione automatica degli arrivi nei diversi Stati e provocando di fatto, l’attuale crisi sull’immigrazione in Europa. Nel 2016 l’Ungheria, presieduta da Orbán, ha accolto solo 12 mila extracomunitari. In un Paese che, grazie al contributo europeo, viaggia a un ritmo di crescita annua del Pil vicina al 10% e con un basso costo del lavoro rispetto alla media europea, ha provocato una domanda di lavoro che gli ungheresi con regole normali non erano in grado più di soddisfare. E allora Orbán ha promulgato una legge che cancella le pause compresa la refezione nell’orario di lavoro e ha prolungato la possibilità di estendere l’orario di lavoro di 400 ore settimanali (si tratta di un aumento dell’orario individuale di oltre il 25%). Inoltre l’orario prestato in più sarà retribuito dopo quattro anni dalla prestazione. Come si vede il sovranismo ha una faccia cattiva che è portato allo sfruttamento del lavoratore
oltre misura. Per questo insieme a Mattarella grido con forza di tenerci stretta la nostra democrazia e la nostra Europa che, per quanto non perfetta, è il migliore dei modi di governare.

D. Tornando alla Finanziaria?
R. Di aspetti che non vanno ce ne sono troppi, in particolare il rinvio dell’assunzione nel PP.II. di coloro che hanno già vinto un concorso e che dovranno aspettare fino a novembre per avere il posto di lavoro che gli spetta, l’assenza di copertura per i contratti del PP.II., il taglio di 4 miliardi alla scuola, università e ricerca, il blocco delle indicizzazioni alle pensioni sopra i 1.200 euro, un nuovo condono fiscale a due mesi dall’ultimo che era già indecente, il taglio di 4 miliardi per gli investimenti e tante, troppe cose, comprese le mille e mille mance di piccoli rivoli di denaro spese per quella Fondazione o quel comune di amici degli amici che neanche ai tempi della Prima Repubblica. Ma ce ne è una su cui vorrei soffermarmi per il suo carattere di iniquità e per la destrutturazione del sistema fiscale che comporta. La ridicola e pericolosa flat tax per gli autonomi sotto i 65mila euro
l’anno.

D. Cosa la disturba particolarmente?
R. In Costituzione si descrive il nostro sistema fiscale come progressivo. Trovo assolutamente allucinante e sbagliato che un autonomo guadagni 65mila euro e sia tassato al 15% e un dipendente che guadagna 25mila debba al fisco il 27% del suo reddito. Inoltre questo sarà l’ennesimo colpo al sistema fiscale italiano che tra condoni, sanatorie,
stralcio e saldo, chi gode di un regime, chi ne usufruisce di un altro, chi sta in zone depresse, chi in zone sismiche e, soprattutto, chi ha la possibilità di evadere totalmente o parzialmente, alla fine ciascuno ha un suo regime fiscale. Alla faccia dell’equità e della progressività! Poi le norme sono così intricate che in realtà chi avrà un commercialista sveglio e furbo sarà premiato dal suo regime di tassazione preferito. La considerazione è che tutta l’azione del Governo mira sistematicamente a premiare professionisti dell’evasione e della disoccupazione come mestiere rispetto a coloro che hanno pagato onestamente le tasse e lavorato per lunghi anni. Ed infine che ciò sia avvenuto in spregio alle più elementari e storiche regole democratiche, calpestando il ruolo del Parlamento e dei corpi intermedi.

D. Ma c’era il rischio dell’esercizio provvisorio.
R. Questa è stata una balla grande come Palazzo Chigi. Proprio in questo momento un grande Paese del mondo,
gli Usa sono in shutdown (la traduzione di esercizio provvisorio) proprio perché il Congresso sta esercitando il suo
legittimo ruolo democratico, non chinando il capo rispetto alle pressioni del presidente. Questo è avvenuto per cinque volte negli Stati Uniti nel corso della loro storia recente e eppure sono la più grande economia del mondo. Si badi bene che lo shutdown sta provocando il blocco di circa la metà delle attività federali. Qua da noi invece saltando tutte le discussioni necessarie per definire una legge democratica, si è fatto ricorso alla minaccia dell’esercizio provvisorio, come se questo fosse l’apocalisse. Balle e menzogne, come purtroppo ormai la politica ci ha abituati negli ultimi tempi.

D. Quota 100 e reddito di cittadinanza?
R. Non mi pronuncio su cose che esistono solo nei proclami elettoralistici. Quando esisterà un testo, sempre che questo avvenga, le darò il mio parere.

D. Cosa fare ora?
R. Mi sembra che la Confsal abbia già deciso di proporre agli altri sindacati una giornata di sciopero generale che
sia il primo terminale di una serie di mobilitazioni, a partire da quella dei pensionati e della società civile, come avverrà di nuovo a Torino a sostegno della Tav. La Fismic Confsal sarà in piazza e nei luoghi di lavoro per chiedere che venga modificata una legge finanziaria iniqua e recessiva.

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