Altro che anno bellissimo, in realtà il 2019 si presenta come un anno pessimo per i lavoratori, pensionati e giovani. È l’analisi del del segretario generale Fismic Confsal Roberto Di Maulo in tema di conti pubblici.
Come ampiamente previsto dal sindacato Fismic Confsal fin dalla fine dell’anno scorso i numeri contenuti nel documento di economia e finanza del governo Conte, ma anche quelli della Commissione europea e del documento di stabilità finanziaria di Bankitalia, definiscono il triennio 2019/2021 dell’economia Italiana a tinte fosche.
“Altro che anno bellissimo, in realtà il 2019 si presenta come un anno pessimo per i lavoratori, pensionati e giovani –dichiara Roberto di Maulo- i numeri sono quanto di peggio si poteva aspettare. Questo governo ha dimostrato finora di saper fare solo propaganda e ha peggiorato l’andamento dell’economia con misure populiste, assistenziali ed inique. Tutti e tre i documenti di programmazione economica convergono nel descrivere l’Italia come ultimo nella crescita della ricchezza (+0,1%) ben sotto la media europea (0,7%) mentre il debito pubblico toccherà la cifra record del 135,2% di Pil nel 2020 e il rapporto deficit/Pil sarà del 2,5% nell’anno in corso, per arrivare al 3,5% nel 2020. Cresce anche la disoccupazione che arriva a toccare di nuovo l’11% dopo essere stata ampiamente sotto il 10% dopo il triennio 2015/2017″.
Questo significa che entro la fine dell’anno andranno trovati almeno dai 35 ai 40 miliardi di euro per recuperare le mancate correzioni del deficit degli ultimi due anni e evitare l’aumento dell’Iva e delle accise a partire da gennaio. Il leader Fismic afferma che “essendo giunti al mese di maggio, diventa ogni giorno più incredibile la misura prevista per compensare gli squilibri economici, già quest’anno di 18 miliardi di privatizzazione. Ci chiediamo quale credibilità abbia una simile previsione, soprattutto se si considera quanto il governo Italiano intende sprecare per rendere pubblica Alitalia.”
Dal Def si evince che le misure prese su “lavoro e pensioni” sia di 94 miliardi in più sul triennio. Il deficit e il debito rischiano di andare fuori controllo ed è interessante capire quali provvedimenti verranno presi per ottenere risorse consistenti dato che l’aumento di Iva e accise sono stati più volte esclusi.
Quota 100 e reddito di cittadinanza, le due misure finanziarie principali dei giallo verdi, non sono riuscite a dare la spinta espansiva all’economia italiana. L’Istat ha registrato una timida crescita (0,2%) del Pil nel primo trimestre del 2019, percentuale molto lontana dai livelli europei che viaggiano a velocità doppia (0,4%). Il governo ha stimato una crescita economica dello 0,6% nei prossimi tre anni grazie a queste due misure, un valore molto basso rispetto all’aumento di spesa pubblica previsto fino al 2021, pari quasi all’8% del prodotto interno lordo del paese.
A causa di questi due provvedimenti del governo Lega-M5S è previsto un aumento del tasso di disoccupazione dello 0,3% quest’anno e dello 0,7% per l’anno prossimo. Insieme a un corrispettivo calo dell’occupazione dello 0,2% per entrambi gli anni. Il centro studi dei consulenti del Lavoro prevede che con Quota 100 non si verificherà un ampliamento del numero di assunzioni, al contrario di quanto affermato da Salvini. Il leader della Lega aveva dichiarato che per ogni lavoratore uscente, si sarebbero creati tre nuovi posti di lavoro, la realtà è che il turn over coprirà solo il 35% (0,3 a 1 invece di 3 a 1). Inoltre, le nuovi assunzioni da parte delle imprese, anche se in presenza di incentivi legati a Quota 100 e reddito di cittadinanza, sono scoraggiate dal cambiamento della congiuntura economica. In aggiunta, gli incentivi sono riconosciuti solo all’impresa che assume a tempo indeterminato full time (o con contratto di apprendistato), opzione sempre meno utilizzata, e se con l’assunzione si determinerà un incremento rilevante degli organici in azienda. Organici che rischiano di risultare insufficienti, l’edizione spezzina de Il Secolo XIX racconta per esempio che ci sono molti medici e infermieri nella Asl 5 che dovrebbero andare in pensione con Quota 100 e per questo sono stati già stanziati 350.000 euro per le prestazioni di medici a gettone e 80.000 euro per quelle aggiuntive degli infermieri.
Secondo il Def, il reddito di cittadinanza ha effetti anche su un pilastro della nostra economia come il made in Italy: irrilevanti sulle esportazioni e di crescita sulle importazioni. La situazione dell’export del nostro paese era già al quanto critica a causa della guerra dei dazi costata 1,7 miliardi, valore che potrebbe ulteriormente salire a 8,5 entro il 2021 se dovessero scattare le sanzioni americane contro la Ue, si arriverebbe infatti a un calo di 0,5 del Pil e a una diminuzione del 2% delle esportazioni.
La flat tax per i lavoratori autonomi, altra misura bandiera del governo giallo verde, specialmente della Lega, prevede un’aliquota unica e potrebbe sembrare un’imposizione fiscale molto più leggera rispetto alle diverse aliquote previste attualmente a seconda delle fasce di reddito. Va evidenziato però che il governo vorrebbe, insieme alla tassa piatta, abolite detrazioni e bonus. Significa perciò che oltre ad essere eliminato il bonus degli 80 euro di Renzi, non saranno più contemplate le deduzioni e le detrazioni. Per tutti i cittadini è prevista un’aliquota del 15% di tasse, significa che le persone con meno reddito non avranno alcun beneficio, il ceto medio avrà dei vantaggi marginali e la classe sociale alta avrà guadagni molto elevati.
La flat tax è issata come la bandiera della giustizia fiscale e invece si manifesta come una grande iniquità sociale. Ciò è dimostrato dalla mini flat tax introdotta già quest’anno, in quanto un lavoratore autonomo paga solo il 15% di tasse e un suo dipendente con meno reddito arriva a pagare il 27%: su un guadagno pari di 20.000 euro, il primo paga 3.000 euro e il secondo 5.400 euro di tasse.
Per riassumere la situazione attuale e futura dell’economia Italiana possiamo immaginare un treno che corre veloce, verso una direzione che sembra essere molto lontana dall’anno bellissimo e l’abolizione della povertà che erano state promesse agli italiani diversi mesi fa.
133 miliardi è la somma a cui l’Italia dovrà far fronte tra il 2019 e il 2021 e questi non sono calcoli degli economisti ma cifre approvate nel Def dell’esecutivo Lega-M5S. È preoccupante pensare che a fronte di una così grande spesa pubblica, ci sia un’ipotesi di crescita solamente dello 0,2 per questo anno e ci si aspetta uno sviluppo dello 0,7 per il 2020 e altrettanto per il 2021, per un totale di 1,6 e 28 miliardi di pil. Vale a dire che il rapporto tra risultato e spesa prevista è dello 0,21.
Gli amministratori che gestiscono i conti di qualsiasi impresa, con queste prospettive verrebbero immediatamente sollevati dall’incarico e questi sono numeri che si riferiscono alle finanze di un paese come l’Italia e alla destinazione di soldi pubblici, dissipati per misure che dovrebbero attuare un ipotetico cambiamento.
Concludendo il segretario generale Roberto Di Maulo dichiara che “il peso maggiore dell’inversione del trend dell’economia non dipende dal calo della congiuntura internazionale, come dimostra l’andamento di tutto il resto d’Europa, ma dal calo della domanda interna e dal blocco degli investimenti privati e pubblici che sta determinando il gelo sulla nostra economia. I primi a risentirne sono tutte le persone con reddito fisso, a partire dai pensionati e soprattutto i disoccupati. Serve un cambio radicale della politica economica del governo, che abbia come direzione lo sviluppo attraverso un grande rilancio degli investimenti nelle opere infrastrutturali, un taglio del cuneo fiscale sulle buste paga e un piano straordinario per l’occupazione giovanile. Per questo è stata indetta una giornata di sciopero della categoria il 14 giugno.”
Un 2019 a tinte fosche, l’Italia dovrà trovare 133 mld entro il 2021