Roma, 6 novembre. La chiusura dello stabilimento ex Ilva di Taranto è sicuramente un disastro per tutta l’economia italiana.
“Dobbiamo ricordarci che l’Italia è la seconda potenza del settore manifatturiero d’Europa e la settima potenza industriale del mondo e, sono ormai anni che il governo sta lasciando che le nostre industrie si estinguano, senza il settore primario l’Italia diventa completamente dipendente dall’importazione di materie prime e di semilavorati, come l’acciaio che segue la sorte che hanno avuto nel tempo l’alluminio, la chimica primaria, la gomma plastica e via discorrendo” dichiara il segretario generale Fismic Confsal Roberto Di Maulo.
L’industria italiana ha pagato un prezzo enorme a causa della crisi economica, sia in termini di produzione che di perdita di posti di lavoro e il governo non sta facendo nulla per cercare di attrarre gli investimenti necessari nel nostro Paese. Il caso dell’Ilva è realmente lo specchio di un Paese in guerra con sé stesso. Eterna la dicotomia ambientalismo-industrializzazione e l’incapacità di sommare le energie e conciliare le esigenze, si sta trasformando in un disastro.
La perdita di affidabilità dimostrata dal Paese nell’economia globalizzata in questo caso è gravissima per il sistema Paese.
“Oggi ci aspettiamo molto dal primo vertice a Palazzo Chigi, forse già decisivo, per capire quale sarà il futuro della ex Ilva di Taranto e di tutto il gruppo dell’acciaio che in Italia, ma lo spettacolo indecente offerto dalla politica populista, dall’ambientalismo di moda, da una magistratura che cerca di rendersi protagonista anche nel campo della politica industriale, approfittando dell’assenza di una politica capace di fare scelte, non promette certo niente di positivo” prosegue.
Nel Paese c’è ancora molto da fare sul piano culturale e di consapevolezza; il governo deve rendersi conto dell’importanza di tessuti industriali che creano ricchezza e occupazione. Si fanno manovre dimenticando di mettere al centro del dibattito temi rilevanti come la produttività, l’innovazione, l’industria generando così crollo di fiducia e stop agli investimenti.
“La Fismic Confsal e la Confsal ritengono invece fondamentale che si abbondonino politiche assistenziali senza prospettiva come il reddito di cittadinanza e sbagliate perché innestano conflitti generazionali come quota 100 per dedicare risorse al lavoro soprattutto per i giovani, per abbattere il costo del lavoro diminuendo il cuneo fiscale, varando una politica di aiuti per la famiglia e di varo delle infrastrutture indispensabili per rendere il Sistema Paese competitivo nella globalizzazione. Ma senza il ripristino di una affidabilità del sistema Paese rispetto agli impegni già assunti sarà impossibile difendere efficacemente l’occupazione e attrarre investimenti produttivi” conclude.
047_06112019 Industria manifatturiera, con l’Ilva l’Italia abbandona il settore primario