Roma, 12 marzo. Nella giornata dell’altro ieri, dopo un lunghissimo confronto con l’azienda, abbiamo emesso un comunicato unitario che ribadiva le preoccupazioni circa la situazione generata dal contagio del nuovo coronavirus sui lavoratori. Si concordava la necessità di prevedere solo per gli stabilimenti di montaggio del polo produttivo Fca di Torino, di Sevel, di Pomigliano e di Melfi una sospensione temporanea delle attività lavorative finalizzata esclusivamente a recepire quanto contenuto nei decreti ministeriali (sanificazione, 1mt di distanza, mascherine, sanificazione mezzi di trasporto, etc.)
Abbiamo altresì concordato con l’azienda, unitariamente, che essendo difficile il reperimento del numero adeguato di mascherine, stante anche la carenza denunciata dal servizio sanitario nazionale che ha priorità nelle forniture, di favorire l’uso di mascherine al personale più a rischio fino all’arrivo della fornitura per tutti i lavoratori.
Apprendiamo oggi che Fim, Fiom, Uilm da soli, arrogandosi la esclusiva tutela della salute dei lavoratori hanno emanato un editto per far chiudere tutte le imprese metalmeccaniche fino al 22 marzo. Riteniamo tale scelta scellerata e sbagliata perché generalizzando, non si tiene conto di tutte le numerosissime imprese come Fca, Marelli e CnhI che hanno convenuto insieme alle organizzazioni sindacali un percorso volto a garantire l’assoluta salvaguardia della salute dei lavoratori.
Non servono generalizzazioni dettate da risposte populiste alla legittima paura dei lavoratori, ma servirebbe invece un sindacato in grado di analizzare caso per caso il reale stato dell’applicazione del DPCM. Un sindacato che affronti con il concorso degli enti locali la questione del miglioramento e della sanificazione dei trasporti e verifichi che le mense aziendali e l’accesso agli spogliatoi corrisponda realmente a criteri oggettivi che tutelino la salute dei lavoratori.
Come sindacato, riteniamo che non debba mai essere messa in contrapposizione la salute dei lavoratori con il necessario proseguimento delle attività produttive. Di conseguenza, ci impegniamo e ci impegneremo in tutti i luoghi di lavoro a estendere l’utilizzo dello smart working e l’applicazione rigorosa delle normative contenute del DPCM dell’11 marzo.
Pur tenendo conto della preoccupazione e della paura che hanno i lavoratori italiani, la Fismic Confsal ritiene che non si possa procedere a una chiusura generalizzata e spesso immotivata dei luoghi di lavoro, anche perché il 22 marzo, purtroppo, ci ritroveremo ancora difronte alle stesse condizioni odierne e quindi il rischio sarebbe di una chiusura a tempo indeterminato di tutte le attività produttive del Paese.
Pertanto, chiediamo a tutti i lavoratori, a tutte le nostre strutture territoriali e alle Rsu e Rsa di tutta Italia di agire con ragionevolezza, ma con determinazione a proteggere contemporaneamente la salute e la continuità occupazionale del Paese Italia.