Roma, 03 Aprile 2020. L’accordo raggiunto tra ministro del Lavoro, alcune organizzazioni sindacali (le solite) e alcune parti sociali (le solite) per l’anticipo della Cig Covid-19, della Cig in deroga, Fis e fondi bilaterali presenta troppi rischi per lavoratori e imprese.
“La misura sarebbe positiva, ma leggendo l’accordo si scopre che gli unici a essere garantiti sono soltanto il sistema bancario e l’Inps, mentre nei guai sono solo i lavoratori che ne fanno richiesta insieme ai loro imprenditori” dichiara Roberto Di Maulo, segretario generale Fismic Confsal.
Il segretario del sindacato autonomo dei metalmeccanici spiega il perché della sua dichiarazione. “La misura massima del prestito è di 1.400 euro, molto meno di quanto garantiscono le 9 settimane di Cig e Cigd – spiega Di Maulo – poi vengono esclusi i lavoratori posti in cassa integrazione non a 0 ore. È prevista esclusivamente per la Cigo Covid-19, per la cassa in deroga e Fis quindi esclusi anche gli artigiani e tutti coloro che hanno diritto a prendere il bonus dei 600 euro al mese (professionisti, ecc.)”.
“Si chiede a coloro che ne avrebbero diritto di aprire un apposito conto bancario, accollandosi quindi le spese di apertura e tenuta conto e inoltre costringendo il lavoratore a uscire di casa per recarsi presso l’istituto bancario. Dato che le banche non si fidano dell’Inps, date le ultime prestazioni del sito non c’è neanche da dargli torto, la Regione di appartenenza del lavoratore richiedente deve fornire garanzie a copertura del prestito. Inoltre, se la domanda di Cig ordinaria e in deroga viene respinta il lavoratore deve restituire il prestito entro 30 giorni, più gli interessi. In cambio del prestito il lavoratore deve fornire a garanzia tutti gli istituti maturati (ferie, Par, tredicesima, e Tfr). Infine, se l’imprenditore avesse sbagliato a formulare la richiesta e la domanda fosse respinta, sarà lui a corrispondere in solido l’intero importo alla banca” continua.
“Come si vede è un vero e proprio specchietto per le allodole che i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil hanno invece commentato entusiasticamente, approntando con sospetta efficienza i propri uffici territoriali a stampare e diffondere i moduli per la richiesta” dichiara Di Maulo.
“Noi crediamo che questo ennesimo accordo bidone sia una cosa da tenere lontani dai lavoratori e le piccole aziende perché corrono il rischio di indebitarsi senza nessuna tutela. Crediamo altresì che anche il Governo per mezzo del proprio ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, avrebbe dovuto spiegare nel dettaglio i contenuti dell’accordo. Riteniamo infine che in un momento drammatico per il Paese come questo e con centinaia di migliaia di piccoli esercizi che rischiano di chiudere per sempre, il Governo, le parti sociali e soprattutto il sistema bancario avrebbe dovuto agire con maggiore spirito di solidarietà verso coloro che hanno difficoltà enormi a mantenere un tenore di vita adeguato per le loro famiglie e che hanno presente un difficile da affrontare con gli esercizi chiusi da oltre un mese e un futuro molto nero. Consigliamo quindi di non utilizzare il prestito e chiediamo al Governo misure più concrete a sostegno della occupazione e del reddito” conclude.